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Coperta 114A cura di Gianni Bondini

I SIGNORI DEL TALENTO Intervista a Nicolas “Nick” Bollettieri

Guido Martinelli, Fabio Romei, Angelo Altieri, Tiziano Fusco

 

LAVORARE NELLO SPORT IN ITALIA: CRITICITÀ E PROSPETTIVE

I numeri che fanno chiarezza

Lo sport come fenomeno sociale ed educativo è oggetto di studi e speculazioni da circa due secoli ma, come ricordavaAlberto Madella, è il binomio economia&sport che ha reso il settore dello sport oggetto di analisi accademiche, inchieste giornalistiche e di interesse crescente da parte delle istituzioni e agenzie formative. In questo studio si tenta di ricostruire l’evoluzione legislativa in materia di sport e del lavoro in Italia, definire le criticità di analisi del settore in Europa ed offrire delle possibili chiavi di lettura del sistema per gli operatori già attivi.

Antonio Pelliccia, Erika Lemme

 

LO SCREENING CARDIOVASCOLARE NEGLI ATLETI OLIMPICI E PARALIMPICI

Perché è necessario visitare gli atleti olimpici e paralimpici

L’incidenza di morte cardiaca improvvisa nei giovani con anomalie cardiache è fortunatamente rara (2/100.000 per anno) ma pone il problema medico, etico e legale di quale sia la strategia migliore per la prevenzione di tali eventi. Lo screening cardiovascolare basato sull’elettrocardiogramma è efficace nell’identificare tempestivamente le alterazioni cardiovascolari, potenzialmente pericolose negli atleti e permette in ultima analisi di ridurre l’incidenza di morte cardiaca improvvisa negli atleti. La valutazione cardiovascolare si dimostra utile anche nella popolazione selezionata degli atleti olimpici e paralimpici che in una piccola, ma non trascurabile percentuale di casi possono presentare anomalie cardiache. Dalla esperienza di valutazione cardiovascolare degli atleti d’elite qui descritta, si conferma l’utilità delle visite di screening e del protocollo diagnostico implementato presso l’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport.

Dario Dalla Vedova, Maurizio Besi, Valentina Becchi, Valerio Carlozzi, Francesca Romana Gardini, Claudio Gallozzi

 

METODOLOGIA E PRATICA DELLA VIDEOANALISI NEGLI SPORT INVERNALI 

Seconda parte: Dalla teoria al campo

Dopo aver ricordato che la vista è la nostra principale modalità di accesso al mondo esterno e che – di conseguenza – costituisce uno strumento primario per la valutazione e l’analisi di tutti gli sport, dopo aver brevemente ripercorso la storia della cinematica applicata allo studio del movimento umano e seguito l’evoluzione degli strumenti di misura, nel precedente articolo sono state descritte le principali metodiche per l’effettuazione di misure ed analisi qualitative e quantitative di tempo e di spazio, variabili fondamentali dell’analisi cinematica da cui derivano velocità e accelerazione.

È stata quindi fornita una sintetica mappa concettuale. In queste pagine si riparte dalle misure di tempo e di spazio per presentare una lista delle principali possibili fonti di errore con relativi consigli operativi e soluzioni pratiche. Vengono poi presentati alcuni dei più diffusi software per la cattura dei filmati dal web, il loro ricampionamento e deinterlacciamento, la ricostruzione del movimento in 2 e 3 dimensioni.

In particolare si mostra come l’analisi video degli infortuni a partire dai filmati di gara possa essere utile anche per sviluppare metodiche di valutazione della tecnica e per la ricostruzione delle posizioni di scheletro e corpo. Sono esaminati alcuni potenti strumenti concettuali in ambito cinematico come gli invarianti del movimento, le calibrazioni anatomiche, i predittori della prestazione e la loro utilità pratica.

Tra gli esempi sono riportate alcune esperienze maturate dal Dipartimento Scienza dello Sport dell’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del Coni in occasione degli ultimi Giochi Invernali di Sochi 2014 ed in preparazione per i prossimi di Pyeongchang 2018. L’articolo si conclude con uno sguardo verso il futuro quando, paradossalmente, la videoanalisi potrebbe essere realizzata senza fare più ricorso ai video, ma con nuove tecnologie come i GPS differenziali ed i sensori inerziali miniaturizzati.

Franz J. Schneider

 

L’IMPORTANZA DEL CERVELLO COME “GENERATORE E RECETTORE” NELLO SPORT (DI PRESTAZIONE)

Settima parte: Neurotossine: effetti sulle funzioni e sulla struttura del cervello come “generatore e recettore” nello sport di prestazione

Tutte le componenti del sistema nervoso centrale e periferico sono potenziali luoghi che possono essere danneggiati, tramite sostanze nocive, dall’impatto ambientale. Queste sostanze, dette neurotossine, agiscono direttamente o indirettamente. Nell’articolo vengono discussi diversi gruppi di neurotossine, ad esempio metalli pesanti (piombo, mercurio), solventi, pesticidi (insetticidi, erbicidi), idrocarburi alogenati, ecc.

Craig Liebenson, Jason Brown, Jeff Cubos 

 

ELEMENTI FONDAMENTALI DELL’ALLENAMENTO DELL’APPARATO LOCOMOTORE

Seconda parte

Scopo dell’allenamento è quello di promuovere lo sviluppo atletico e la resistenza nel tempo, ad esempio prevenendo lesioni da infortunio sportivo, al fine di migliorare la prestazione. Assicurare lo sviluppo di un atleta richiede un approccio integrato, focalizzato sull’intera persona piuttosto che sulle singole componenti. Vern Gambetta afferma che “devono essere sviluppate tutte le componenti della prestazione fisica: la forza, la potenza, la velocità, l’agilità, la resistenza e la flessibilità.”

Giuseppe Francesco Giancotti, Andrea Fusco, Carlo Varalda, Laura Capranica, Cristina Cortis

 

ANALISI BIOMECCANICA DEL PUSH-UP ESEGUITO IN SOSPENSIONE

Influenza della lunghezza del dispositivo sulla distribuzione del carico di lavoro durante push-up eseguito in sospensione

L’allenamento in sospensione, che necessita solo dell’utilizzo di un piccolo attrezzo e del proprio peso corporeo, ha recentemente acquisito grande popolarità.

Sebbene la letteratura abbia mostrato che l’esecuzione di esercizi mediante il dispositivo per l’allenamento in sospensione aumenti l’attivazione neuromuscolare rispetto allo stesso esercizio eseguito tradizionalmente, la difficoltà principale sta nel quantificare il carico di lavoro. Infatti, nonostante alcuni ricercatori abbiano affermato che il carico cambi al variare dell’angolo di inclinazione del soggetto o del dispositivo, misurare gli angoli durante una seduta di allenamento risulta complicato, tanto che nessuno studio ha valutato la variazione del carico di lavoro al variare della lunghezza del dispositivo. L’ipotesi dello studio è che il carico di lavoro possa variare al variare della lunghezza del dispositivo per l’allenamento in sospensione. Pertanto lo scopo di questo studio è verificare l'andamento del carico di lavoro al variare della lunghezza delle cinghie durante l'esercizio del push-up eseguito mediante dispositivo per l'allenamento in sospensione. Sedici soggetti volontari (8 femmine e 8 maschi; età 26,8±4,9 anni; massa corporea 62,6±12,2 kg; statura 168,6±9,9 cm; BMI 21,8±2,6 kg/m2) hanno partecipato allo studio. Il protocollo prevedeva l’esecuzione dell’esercizio del push-up mediante dispositivo per l’allenamento in sospensione in 2 diverse posizioni delle braccia e in 7 diverse lunghezze del dispositivo, per un totale di 14 push-up statici della durata di 5 secondi ciascuno. Durante gli esercizi, una piattaforma di forza e un trasduttore di forza sono stati utilizzati per registrare rispettivamente il carico al suolo e la forza di trazione applicata al dispositivo. Tutte le prove sono state registrate mediante una videocamera e analizzate successivamente mediante un software di video analisi per valutare l’angolo di inclinazione del soggetto rispetto al suolo. I risultati hanno mostrato come il carico di lavoro si modifichi al variare sia dell’angolo di inclinazione del soggetto, sia della lunghezza del dispositivo utilizzato. In particolare, all’aumentare della lunghezza del dispositivo, aumenta il carico di trazione sul dispositivo stesso mentre diminuisce la forza al suolo. In conclusione possiamo affermare che, durante l’esercizio del push-up, la distribuzione del carico tra arti superiori e inferiori varia sia al variare dell’angolo di inclinazione del soggetto, sia al variare della lunghezza delle cinghie di regolazione. Questi risultati potrebbero aiutare a personalizzare gli allenamenti e creare una corretta progressione del carico di lavoro, iniziando da lunghezze ridotte per poi aumentarle dopo una fase di familiarizzazione.

Maurizio Cevoli

LA FORMAZIONE DI FIGURE PROFESSIONALI NELLE FEDERAZIONI SPORTIVE: L’ESPERIENZA DELLA FEDERAZIONE MOTOCICLISTICA

Miglioramento di conoscenze, di capacità, di abilità, di esercizio del ruolo

L’articolo spiega le ragioni ed i criteri di progettazione di un percorso formativo rivolto ad una categoria molto particolare di operatori sportivi professionali. L’articolazione  interna di una Federazione sportiva vede la presenza di figure che non sono assimilabili nè ai tecnici sportivi, nè ai dirigenti, e che si possono classificare come figure professionali in base alla presenza di sei elementi tipici del concetto di professione. Nel 2015 il Gruppo Commissari di Gara della Federmoto ha messo in atto un progetto di formazione degli iscritti all’Albo, mirando al miglioramento del profilo di competenza di operatori già in servizio. Per ottenere questo risultato i progettisti e gestori del corso hanno fatto leva su alcuni concetti chiave, come lo svincolamento dalla nozione di “compito” in favore della nozione di “ruolo”, il che ha voluto dire spostare il focus dalla prescrizione di comportamenti alla capacità di agire sulle scelte e sui relativi margini di libertà della funzione giudicante. Come pure, è stata posta particolare attenzione al processo di elaborazione del giudizio ed all’impiego di specifiche abilità mentali. Inoltre si è approfondito il significato di terzietà del Commissario, richiesto dalle carte federali, e le condizioni per le quali ciò innesca la produzione di fiducia pubblica, legando così l’azione individuale al sistema istituzionale. L’esperienza di formazione dei Commissari ha un valore che va ben oltre i confini del Gruppo CdG: assumere l’obiettivo di orientare la formazione al miglioramento di competenze in esercizio dimostra la necessità di una pianificazione del corso molto elaborata e l’impiego di strumenti di analisi del profilo, due attività che dovrebbero essere alla base di qualunque progetto dotato di aspirazioni formative di figure professionali.

Simone Grugnale, Nicola Lovecchio, Antonio La Torre, Matteo Merati, Elia Brignoli

 

RELAZIONE TRA CAPACITÀ COORDINATIVE E CONDIZIONALI IN ETÀ EVOLUTIVA

È corretto affermare che i più “forti” sono anche i più coordinati, e viceversa?

Questa indagine si è posta l’obiettivo di verificare la presenza di relazioni tra le capacità coordinative e le capacità condizionali in soggetti sedentari maschi in due diverse fasi dell’età evolutiva: il periodo preadolescenziale e quello adolescenziale. Nel primo, per via dell’accelerazione staturale e dell’accrescimento i ragazzi si trovano a vivere una situazione di squilibrio peso-statura e di conseguente disorientamento motorio e perdono parte delle abilità acquisite durante la precedente fase evolutiva, considerata invece il “periodo d’oro della motricità”.

Nel secondo si è raggiunto un livello di maturazione fisica e di sviluppo del sistema nervoso tale da consentire la massima espressione delle capacità biomotorie sia in ambito coordinativo che in quello delle cosiddette capacità condizionali. Attraverso uno “studio osservazionale”, effettuato mediante l’utilizzo e la somministrazione di 6 test motori, si è voluto dimostrare come in queste due fasce di età coloro che possiedono migliori capacità coordinative, siano allo stesso tempo più prestanti da un punto di vista condizionale e viceversa. Questi risultati possono aiutare a orientare le osservazioni di insegnanti e di tecnici impegnati nelle valutazioni dei propri giovani studenti e/o atleti.