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1. “SMILE” FABBRICINI

A cura di Gianni Bondini

Il sorriso olimpico.

 

2. LA RESISTENZA NELLA MENTE

Alister McCormick, Carla Meijen, Samuele Marcora

Seconda parte: le determinanti psicologiche della prestazione di endurance, risultati dello studio, discussione e conclusioni.

Nella seconda parte della review sono presentate le limitazioni degli interventi psicologici pratici, il controllo del placebo e dei suggerimenti e le implicazioni per i professionisti che operano come psicologi dello sport di alto livello e ricercatori nelle scienze applicate allo sport. Questa revisione sistematica della letteratura è volta a individuare le determinati psicologiche delle prestazioni di resistenza, tra gli interventi psicologici pratici individuati si è riscontrata la regolare applicazione di imagery, self-talk e goal setting per migliorare le performance di resistenza, ma non è chiaro se l’apprendimento di molteplici competenze psicologiche sia più utile dell’apprendimento di una sola competenza psicologica. La review è il risultato di una meta analisi condotta sugli studi pubblicati ad oggi. Gli studi costituiscono la base di evidenze messe a disposizione di professionisti, teorici e ricercatori.

L’abbondanza di interventi sulla prestazione di resistenza potrebbe essere la causa delle distorsioni nelle pubblicazioni, in quanto è ipotizzabile che ogni possibile effetto sia stato oggetto di studio rielaborando i modelli teorici più accreditati. Le distorsioni nelle pubblicazioni potrebbero spiegare in parte dall’abbondanza di interventi che hanno influenzato significativamente le prestazioni di resistenza, perché è possibile che gli studi non sarebbero stati proposti o pubblicati se gli interventi esaminati non avessero un effetto. In effetti, un recente studio ha riportato evidenze statistiche da cui risulta che le distorsioni nelle pubblicazioni sono un problema diffuso a tutte le aree della ricerca psicologica. Ulteriori studi sulle variabili moderatrici (ad esempio il livello agonistico, la distanza di gara, la propensione al conseguimento degli obiettivi) potrebbero chiarire se alcuni interventi sono particolarmente utili per determinati gruppi di atleti, e su questa base si potrebbe migliorare gli effetti degli interventi della psicologia dello sport.

 

3.  L’IMPORTANZA DEL CERVELLO COME “GENERATORE E RECETTORE” NELLO SPORT (DI PRESTAZIONE)

Franz J. Schneider

Terza parte: i macronutrienti e la loro importanza per la struttura e la funzione del cervello. I carboidrati.

I meccanismi neurochimici che provocano cambiamenti nella struttura e nella funzione delle cellule cerebrali si sono trovati al centro della ricerca solo recentemente. Il cervello reagisce sensibilmente ai cambiamenti nell’alimentazione in quanto dipende da un continuo apporto di nutrienti dal sangue. La disponibilità di alcuni nutrienti può avere effetti immediati sulla possibilità di lavoro, lo stato di benessere e il comportamento.

Numerosi studi indicano che la struttura e il funzionamento del cervello, compresi i processi cognitivi, reagiscono alla quantità e alla qualità dei nutrienti. Nel gruppo dei macronutrienti i carboidrati, di concerto con gli altri nutrienti, svolgono un ruolo centrale per la capacità funzionale del cervello.

 

4. L’APPRENDIMENTO DELLE ABILITÀ MOTORIE

Laura Bortoli, Claudio Robazza

Due approcci tra confronto e integrazione.

Uno dei compiti fondamentali di un allenatore, soprattutto con gli atleti più giovani, è insegnare i gesti tecnici del proprio sport. Tutte le tecniche sportive rappresentano delle abilità motorie (skill), cioè dei gesti complessi che vengono appresi e automatizzati attraverso l’esperienza. Le abilità consentono di raggiungere un certo scopo in tempi ottimali, con massima possibilità di riuscita e minimo dispendio di energia mentale e fisica. Per gli allenatori è importante comprendere come gli atleti apprendano e come vi siano differenze individuali nella predisposizione all’apprendimento e nei tempi di acquisizione. Per facilitare l’acquisizione di abilità tecniche, è necessario che l’allenatore conosca i processi sottostanti l’apprendimento motorio, le fasi dell’apprendimento e le indicazioni didattico-metodologiche che derivano da tali conoscenze.

 

5.  LE LESIONI DEL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE NEL BASKET FEMMINILE

Roberto Benis, Massimiliano Mazzilli, Antonio La Torre

Dalla teoria alla pratica: accorgimenti e consigli utili

 Le strutture osteoarticolari del ginocchio sono tra le più colpite dagli infortuni nel basket, sport nel quale i gesti tecnico-specifici portano le atlete a dover effettuare cambi di direzione, cambi di senso e movimenti torsionali eseguiti ad alta velocità oltre a salti ed atterraggi. È da sottolineare, talvolta, la gravità degli infortuni riscontrati al livello del LCA poiché spesso può comportare un allontanamento dai campi da gioco per diversi mesi.

In questo articolo esamineremo i più probabili meccanismi di lesione del LCA che colpiscono maggiormente il genere femminile rispetto a quello maschile. È fondamentale impostare sedute di prevention training che abbiano come obiettivo quello di rinforzare il più possibile le strutture che possano migliorare la stabilità dell’intera articolazione del ginocchio e non solo.

I programmi devono essere presenti già durante le fasi di preparazione pre-campionato, proseguendo poi durante la stagione agonistica. Infine, ma non per minore importanza, è fondamentale sottolineare che la letteratura suggerisce di attuare programmi preventivi specialmente nelle giovani atlete.

 

 

6. RAPIDITÀ E AGILITÀ

Renato Manno

Appunti su effetti dell'età, rapporti e metodi di allenamento

La preparazione giovanile è sempre più oggetto di studi e ricerche svolte nell’ambito anglosassone, dopo un relativo disinteresse fino agli anni ’70. Recentemente le problematiche riguardanti la rapidità o velocità e l’agilità vengono trattate con grande interesse dalla letteratura tecnica. La velocità è una qualità complessa e gli autori, prevalentemente dell’Est europeo, già nei primi lavori, inglobavano in essa almeno cinque componenti descritte nel testo.

Il concetto di agilità, cioè “la capacità di coinvolgere l’intero corpo in cambiamenti di direzione e di velocità in risposta ad uno stimolo dato” (Sheppard et al. 2006) comprende molti dei fenomeni riguardanti la velocità, per cui queste due qualità vanno comparate attentamente. Il presente testo oltre all’analisi delle componenti di queste due qualità si sofferma anche sulle priorità di programmazione con particolare riferimento alle fasi prepuberale, puberale e postpuberale, riducendo cosi le variazioni non controllabili dovute all’età cronologica e facilitando l’orientamento nell’allenamento giovanile. In conclusione si afferma che la velocità e l’agilità sono allenabili e bisogna farlo il prima possibile, tenendo conto delle loro particolarità.

 

 

7.  L’EFFETTO DELLA VELOCITÀ E DEL LIVELLO PRESTATIVO SULLA TECNICA DI MARCIA

Gaspare Pavei, Dario Cazzola, Antonio La Torre

L’integrazione dei parametri fisiologici con la biomeccanica,nel rispetto delle regole.

La marcia è una disciplina dell’atletica regolamentata da due vincoli locomotori piuttosto peculiari: il ginocchio deve essere bloccato dal primo contatto del piede a terra fino alla verticale e l’assenza di fase di volo tra i passi durante tutta la durata della competizione. Per questa ragione la tecnica è definita un parametro determinante la prestazione dell’atleta. Tuttavia, un’analisi quantitativa completa della cinematica della marcia in un ampio spettro di velocità è ancora mancante, limitando perciò la conoscenza e l’allenamento dei parametri chiave per migliorare la tecnica. Lo scopo di questo studio è di descrivere la cinematica della marcia a diverse velocità e di analizzarne le differenze in atleti di livello prestativo differente (regionale, nazionale e internazionale). Quindici atleti hanno marciato su di un nastro trasportatore a velocità incrementali (da 2,78 m/s fino a esaurimento). L’analisi cinematica sui tre piani di movimento è stata acquisita mediante un sistema optoelettronico a 300 Hz.

I risultati hanno mostrato che l’ampiezza, la frequenza del passo e il tempo di volo aumentano linearmente con la velocità, ma l’ampiezza del passo è il maggior determinante per incrementare la velocità. L’analisi angolare ha mostrato che l’incremento della velocità porta a un’anticipazione del movimento senza alterare i valori di picco angolare, un’evidenza della standardizzazione imposta dalla regola. L’unica differenza riscontrata tra gli atleti di differente livello prestativo riguarda la massima velocità raggiunta: 4,97±0,25 m/s internazionali; 4,61±0,14 m/s nazionali e 4,22±0,14 m/s regionali. In conclusione, la tecnica non cambia al variare della velocità, è solo eseguita in un tempo inferiore, e non è la discriminante del livello prestativo degli atleti. Studi futuri che combinino fattori metabolici, elettromiografici e cinematici sembrano necessari per indagare più approfonditamente i fattori determinanti il livello prestativo.

 

8. TRAINER’S DIGEST

A cura di Iñigo Mujika

Il Tapering e il Peaking per il raggiungimento di una prestazione ottimale.

 

9. IL CONCORSO “ARTE E SPORT” TRA STORIA E TRADIZIONE

Tiziana Pikler

Il successo del concorso “Arte e Sport” tra passato, presente e futuro.

Il successo di una manifestazione si deve alla sua tradizione e ai suoi vincitori. Il concorso nazionale di pittura e scultura “Arte e Sport”, promosso dal Comitato Internazionale Olimpico e realizzato dall’Accademia Nazionale Olimpica Italiana su incarico del Coni, ha una tradizione che parte da lontano e risale alla Conferenza consultiva delle Arti, delle Lettere e degli Sport voluta dal barone Pierre de Coubertin nel 1906 a Parigi. Giunto oggi alla settima edizione, il concorso è rivolto agli studenti delle Accademie di Belle Arti di tutta Italia che sono chiamati a raffigurare un tema specifico come lo sport nelle sue innumerevoli chiavi di lettura e nelle personalissime interpretazioni artistiche a cui esso si presta.

 

10. ATTIVITÀ FISICO-SPORTIVA E MUSICA

Gennaro Gatto, Vincenzo D’Onofrio

Effetti rilassanti e motivanti della musica: aurosal e rispostebenefiche di neuro plasticità verso il mondo dell’attività fisico-sportiva.

Esiste una dominanza non solo motoria ma anche musicale: questa è dinamica, varia e migliora con l’ascolto, cosi come quella motoria diventa più fine e si modifica con il lavoro fisico. Da una review articolata di studi precedenti, si comprende che il rapporto tra musica e sport è stato analizzato e valutato solo in termini di effetto relax per l’organismo. Integrando il contributo degli studi presenti in letteratura con semplici valutazioni della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e della frequenza respiratoria uniti a indagini strumentali diagnostiche più complesse (come studi elettrofisiologici e risonanza magnetica funzionale) emergono positivi effetti fisiologici e di prestazione dovuti all’ascolto della musica prima e durante la pratica sportiva. Esami elettroencefalografici evidenziano l’incremento delle bande beta e gamma, destinate rispettivamente all’ordine, alla selezione, alla valutazione e all’elaborazione centrale degli stimoli, provocando un aumento dell’attivazione fisiologica dell’organismo. È stato osservato che la combinazione tra esercizio fisico e ascolto della musica (variabile a seconda delle aspettative e delle preferenze personali): incide sulle aree profonde cerebrali (nucleo accumbens o amigdala), correlate non solo all’effetto relax, ma anche alla gestione delle emozioni e alla sensazione di piacere e ricompensa; influenza in maniera diffusa le aree fronto-temporo-parietali deputate alla programmazione motoria; causa l’attivazione di vaste aree anteriori del cervello e si accompagna a facilitazione della memoria di lavoro; ha effetto sulle aree temporo-parieto occipitali provocando attività di integrazione tra i sensi e di visualizzazione cerebrale, con aumento della concentrazione. La musica è sì un linguaggio complesso, ma stranamente in grado di determinare risposte non solo emotive e spontanee, ma anche fenomeni di neuroplasticità con effetti facilitanti la pratica.